La politica contro la BCE

La sede della Banca Centrale Europea, a Franco...
(Photo credit: Wikipedia)

Cipro insegna all’Europa. Si, perchè sebbene si tratti di un’economia molto piccola e il suo apporto in chiave euro non si possa minimamente paragonare a quello di Spagna e Italia, non bisogna sorprendersi dell’eco che ha vuto. Infatti il problema di Cipro non dev’essere visto in rapporto alla nazione, ma in rapporto alla composizione della sua struttura economica, quindi quando si parla di Nicosia, non bisogna leggere Cipro, bensì sistema
bancario. Per questo motivo la crisi che ne è nata è stata il sintomo pi chiaro di un a organizzazione finanziaria estremamente sbilanciata, disomogenea e che necessita quanto meno di una accurata correzione. ma visto che l’euro si basa prima sulle banche che sulla popolazione o l’economia reale di un continente che vuole essere unito solo sulla carta (moneta) allora è inevitabile pensare che l’accordo sulla vigilanza sia di primaria importanza

Come lo stesso Mario Draghi ha confermato nella sua ultima conferenza stampa, il miglior modo per prevenire altre crisi del genere è quello di monitorare il sistema bancario. Ma mentre la Bce ha inquadrato il nodo gordiano del problema, la politica, come al solito, pone i primi paletti e di conseguenza, causa i primi ritardi. Perciò se nel frattempo, dall’estate 2012, punto più profondo della crisi euro, si sono fatti dei passi avanti, sul fronte della vigilanza bancaria si rischia di cancellare i traguardi raggiunti. Già a partire dal regolamento, senza il quale l’intero processo di costituzione della vigilanza non potrà avvenire.

Da parte della banca centrale europea il processo è in corso con le nomine dei diretti responsabili, primi fra tutti il direttore Ignazio Angeloni, il quale sarà affiancato anche da un equipe di esperti per i collegamenti con le banche centrali nazionali , una serie di procedure per avviare il lavoro di coordinamento e comitati interni che sono già al lavoro. Su cosa, però, è difficile da stabilire visto che l’anticipo su cui gioca la Bce nn è lo stesso
terreno sul quale si trovano le diplomazie del Vecchio Continente.

Intanto a Francoforte si lavora e anche alacremente, per riuscire a farsi trovare pronti quando i tempi tecnici e burocratici del resto d’Europa accetterà la situazione di un organismo di vigilanza la cui ultima decisione spetterà direttamente all’Ssm e non al Paese d’origine proprio perchè così facendo si è data la possibilità alle crisi di essere occultate fino alla loro totale esplosione.

Nell’occhio del ciclone anche l’insospettabile Germania che, pur non avendo denunciato pubblicamente squilibri bancari palesi, ha in pancia una serie di complicazioni difficili come la struttura di una serie di banche per la stragrande maggioranza pubbliche, quindi gravanti, potenzialmente sulla popolazione. la stessa Germania che in più occasioni si è dimostrata recalcitrante anche a causa della stessa composizione dell’Ssm nonchè dei suoi poteri d’azione.

Non solo ma anche il sospetto che la supervisione bancaria sia contraria agli stessi trattati europei, cosa che porterebbe questi ultimi a essere riformati per permettere l’entrata in vigore del sistema di controllo, allungherebbe ulteriormente i tempi. Sempre sperando che nel frattempo anche i Parlamenti delle singole nazioni non trovino altro da dire, come proprio Berlino fece riguardo al meccanismo di finanziamento (Esm) che dovrebbe entrare
in vigore solo come ultima opzione e non come prima, cosa che invece è nelle idee della Bce.

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